Regione autonoma della Sardegna
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La coreografia è semplice: il fisarmonicista è al centro della piazza, i ballerini sono attorno a lui, non c’è la prospettiva del palco, il ballo nasce ed è pensato per essere vissuto in prima persona. Il copione da sempre si ripete identico: inizia la musica, partono gli uomini disposti a semicerchio prendendosi sotto braccio, le donne si dispongono dietro i ballerini e toccando la loro spalla li invitano a lasciare il gruppo iniziale per disporsi assieme nella piazza.
Pian piano tutte le coppie si distaccano dal gruppo originario e procedono con grande compostezza nel loro ballo insieme. Ogni coppia ruota su se stessa e attorno al fisarmonicista, va verso il centro e torna, ha una propria individualità, ma fa parte di un tutto che si muove armonicamente come a formare una grande stella che si apre e si chiude.
Complementari al ballo e suoi alleati sono da sempre altre due espressioni fondamentali della cultura seneghese: il “Canto a Cuntrattu” e la Poesia.
Per Cantu a Cuntrattu s’intende un tipico canto corale maschile composto da quattro voci: Su Pesadoe (il solista che esprime la parte letteraria del canto), Sa Mesa Oghe, Sa Contra e Su Bassu (che formano il coro). Diversi momenti dell’anno, relativi a festività religiose o civili vengono ancora oggi accompagnati da questo tipo di canto, dai i riti della Settimana Santa ai balli nella piazza nel periodo di carnevale. In quest’ultima occasione i Cori a Cuntrattu si alternano con la fisarmonica per far danzare i ballerini al ritmo di “Ballu e Cantidu”, una sorta di ancestrale canto a cappella che racconta con la suggestione delle figure retoriche e dei versi scorci di storia locale.
Strettamente legata al discorso del canto è quindi la poesia che ha regalato a Seneghe tanti degni rappresentanti. Nel passato la poesia popolava le case, le botteghe artigiane, viveva nei momenti di dolore e nella convivialità, ogni occasione era buona per scrivere, recitare e raccontarsi poesia. I primi di settembre Seneghe, da qualche anno, ha come istituzionalizzato questa passione mai spenta, creando un grande evento: Settembre dei Poeti, il festival della poesia che ha saputo conquistarsi un posto di primo piano in ambito letterario sardo. E come d’incanto il paese si popola di poeti e appassionati di poesia che giungono da tutt’Italia. Il paese vive una luce nuova, il fermento generale è palpabile: fin dal mattino i bar, le piccole piazzette e gli scorci suggestivi del centro storico diventano poesia, gli scenari sono semplici, giusto qualche cartellone, il resto lo fanno l’architettura del paese, la bellezza del luogo e una grande passione condivisa. Testo di Gabriella Lucchesu.
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