La Cultura

IL BALLO, IL CANTO, LA POESIA: L'ANIMA DI UN POPOLO

Godere di un momento ludico e divertente come quello del ballo e avere al contempo la sensazione di essere proiettato in un contesto antico, quasi religioso, codificato e partecipato dall’intera comunità. È forse questa in estrema sintesi la str009084ana sensazione che investe chi per la prima volta ha avuto la fortuna di capitare a Seneghe nel periodo del Carnevale. Qui nel piccolo centro del Montiferru, il ballo in piazza "sos balloso in sa parza" (che si svolge dal 20 gennaio al martedì grasso) rappresenta senza dubbio uno dei momenti più significativi dell’espressione culturale e sociale del paese; un momento attraverso il quale ognuno esprime se stesso e nel contempo la propria appartenenza ad una storia e ad una comunità.

La coreografia è semplice: il fisarmonicista è al centro della piazza, i ballerini sono attorno a lui, non c’è la prospettiva del palco, il ballo nasce ed è pensato per essere vissuto in prima persona. Il copione da sempre si ripete identico: inizia la musica, partono gli uomini disposti a semicerchio prendendosi sotto braccio, le donne si dispongono dietro i ballerini e toccando la loro spalla li invitano a lasciare il gruppo iniziale per disporsi009068 assieme nella piazza.

Pian piano tutte le coppie si distaccano dal gruppo originario e procedono con grande compostezza nel loro ballo insieme. Ogni coppia ruota su se stessa e attorno al fisarmonicista, va verso il centro e torna, ha una propria individualità, ma fa parte di un tutto che si muove armonicamente come a formare una grande stella che si apre e si chiude.

Complementari al ballo e suoi alleati sono da sempre altre due espressioni fondamentali della cultura seneghese: il “Canto a Cuntrattu” e la Poesia.

Per Cantu a Cuntrattu s’intende un tipico canto corale maschile composto da quattro voci: Su Pesadoe (il solista che esprime la parte letteraria del canto), Sa Mesa Oghe, Sa Contra e Su Bassu (che formano il coro). Diversi momenti dell’anno, relativi a festività religiose o civili vengono ancora oggi accompagnati da questo tipo di canto, dai i riti della Settimana Santa ai balli nella piazza nel periodo di carnevale. In quest’ultima occasione i Cori a Cuntrattu si alternano con la fisarmonica per far danzare i ballerini al ritmo di “Ballu e Cantidu”, una sorta di ancestrale canto a cappella che racconta con la suggestione delle figure retoriche e dei versi scorci di storia locale.

Strettamente legata al discorso del canto è quindi la poesia che ha regalato a Seneghe tanti degni rappresentanti. Nel passato la poesia popolava le case, le botteghe artigiane, viveva nei momenti di dolore e nella convivialità, ogni occasione era buona per scrivere, recitare e raccontarsi poesia. I primi di settembre Seneghe, da qualche anno, ha come istituzionalizzato questa passione mai spenta, creando un grande evento: Settembre dei Poeti, il festival della poesia che ha saputo conquistarsi un posto di primo piano in ambito letterario sardo. E come d’incanto il paese si popola di poeti e appassionati di poesia che giungono da tutt’Italia. Il paese vive una luce nuova, il fermento generale è palpabile: fin dal mattino i bar, le piccole piazzette e gli scorci suggestivi del centro storico diventano poesia, gli scenari sono semplici, giusto qualche cartellone, il resto lo fanno l’architettura del paese, la bellezza del luogo e una grande passione condivisa. Testo di Gabriella Lucchesu.