Descrizione
Il Comune di Seneghe si trova nel settore centro-occidentale della Sardegna, sulle pendici meridionali del Montiferru, che chiude a nord la pianura del Campidano e, insieme alla contigua catena del Marghine-Goceano, contribuisce a dividere in due parti l’Isola.
Il paese èbsituato a circa 310 m s.l.m., al centro di un territorio in gran parte collinare, che si estende dalle ultime propaggini del Campidano (40 m s.l.m) fino a lambire le quote più elevate del massiccio (825 m s.l.m).
Seneghe gode di un’ampia vista panoramica, da un lato sulla Penisola del Sinis e sul mare, dall’altro sul massiccio montuoso del Montiferru, fino a spaziare, nelle giornate particolarmente limpide, alle cime del Gennargentu, del Monte Arci e del Monte Arcuentu.
Dal punto di vista geologico, il Montiferru costituisce il più ampio complesso di origine vulcanica della Sardegna; Il vulcanismo si inquadra nell’ ambito di quel magmatismo “basaltico” caratteristico di varie zone della Sardegna, iniziato secondo recenti datazioni, nel Pliocene superiore; nel Montiferru presenta caratteristiche peculiari, che lo distinguono dai fenomeni analoghi del resto dell’isola. Le rocce vulcaniche vengono attribuite a due distinti cicli, separati da una trasgressione marina, causata dall’abbassamento tettonico dell’Isola durante il Miocene, di cui sono testimonianza le rocce calcaree, che si osservano nella parte sud-occidentale del territorio comunale (es.: sa Muntraba). Il ciclo vulcanico più antico, che ha portato alla formazione di vulcaniti di tipo riolitico-andesitico, sarebbe collegato alla rotazione della placca Sardo-Corsa, mentre il secondo ciclo, legato alla subsidenza del bacino tirrenico, ha originato lave basaltiche, che determinato l’attuale struttura della montagna. Tipici del settore sud-occidentale sono piccoli centri eruttivi periferici (es.: Nuraghe Maganzosa, Conca Mele, etc.) che costituiscono eventi tardivi del ciclo vulcanico basaltico, spesso accompagnati da fenomeni esplosivi.
Dal punto di vista geomorfologico il paesaggio si presenta aspro con forme coniche e rilievi dalle creste appuntite, versanti ripidi e rocciosi, separati da vallate che contrastano con i corpi tabulari di Monte Mesu e Roccas e Monte Rassu; nelle aree più meridionali il paesaggio diventa più dolce, collegandosi con le ultime propaggini della piana del Campidano.
La fitta rete idrografica è costituita da numerosi corsi d’acqua a carattere prevalentemente stagionale, tra i quali i principali sono il Riu Malancone, il Riu Pizziu e il Riu Maistu Impera; numerose le sorgenti censite, gran parte delle quali a piccole portate stagionali.
La gran parte del territorio del comune assume una fisionomia tipica legata all’utilizzo secolare come pascolo per l’allevamento ovino e bovino, ma sono gli olivetti, che si estendono su una superficie di oltre 200 ettari, a caratterizzare in maniera peculiare i lineamenti del paesaggio; la produzione dell’olio, apprezzato ben oltre i confini , e l’allevamento rappresentano i settori trainanti dell’economia locale.
Molto ricca la vegetazione naturale che assume caratteri peculiari, principalmente legati alla quota; dominano i boschi di leccio e di sughera, ma sono presenti anche formazioni forestali a querce caducifoglie, a olivastro e boschi ripariali, oltre a fitocenosi peculiari ad alloro e agrifoglio, di notevole interesse naturalistico.
Nelle zone montane, a quote superiori ai 750-800 m s.l.m., dominano i boschi caratterizzati da leccio e agrifoglio, ben visibili soprattutto nell’area di Pabassiu che costituiscono formazioni forestali di assoluto pregio naturalistico; tali boschi si arrochiscono di biancospino, clematide vitalba, edera e citiso trifloro, mentre lo strato erbaceo è dominato da ciclamino primaverile, erba fragolina, erba lucciola mediterranea, felce setifera e felce aquilina.
Le zone alto-collinari e basso-montane (a quote superiori ai 450 m s.l.m.), sono occupate da estesi boschi di leccio, tipici per la presenza di un ricco contingente di specie lianose (clematide cirrosa, edera, clematide vitalba, etc.) e uno strato erbaceo con ciclamino primaverile e viola di Dehnhardt; questi boschi sono ben rappresentati nell’area compresa tra Cuguzzu, Sos Paris e Bae Mela da dove si estendono con continuità fino ai territori di Cuglieri e Santulussurgiu. Diffuse anche le sugherete, che nella parte settentrionale (Cadennaghe), costituiscono un bosco misto con querce caducifoglie e presentano uno strato arbustivo ricco di specie, caratterizzato da Citiso trifloro; nell’area di Monte Rassu, invece, le sugherete si differenziano per la presenza di leccio, corbezzolo, erica arborea e mirto, evidenziando il passaggio verso aree maggiormente termofile.
Nelle aree basso-collinari, sono presenti boschi dominati da leccio e olivastro, conalaterno, ilatro comune e corbezzolo nel sottobosco e salsapariglia, robbia selvatica, caprifoglio mediterraneo, pungitopo, carice mediterranea e asplenio maggiore nello strato erbaceo.
Questa tipologia è ampiamente diffusa, in particolare nelle vallate del Rio Bia Iosso (Massa Loi, Fache Sole, Malancone) e in quelle del Rio Sirisi (Monte Olia, Matta Lada e Matta Candida), dove si ritrovano formazioni in buono stato di conservazione. Nelle aree più meridionali, al contatto con la piana di Milis, i boschi di leccio si arrichiscono di sughera, con la presenza di arbusti caducifogli nello strato arbustivo (pero mandorlino, prugnolo selvatico), specie termofile (lentisco, alaterno e mirto) e un ricco strato lianoso (tamaro, salsapariglia, caprifoglio mediterraneo e rosa di San Giovanni). Alle quote più basse, sono diffuse le boscaglie a olivastro, con asparago bianco ed elevata frequenza di lentisco, clematide cirrosa, ilatro comune e arisaro comune.
Lungo i corsi d’acqua sono abbondanti i boschi ripariali costituiti da olmo campestre e salici nelle situazioni pianeggianti, mentre nei corsi d’acqua a scorrimento veloce, si possono osservare boschi a galleria di ontano nero.
Presentano un rilevante interesse naturalistico le boscaglie ad alloro e, alle altitudini più elevate, i lembi relitti di cenosi ad agrifoglio, che rappresentano una peculiarità del territorio meritevole di ulteriori studi e azioni di conservazione.
Molto interessante dal punto di vista naturalistico anche la flora e la vegetazione delle piccole pareti rocciose, che si presentano ricche in specie endemiche, con fitocenosi a ciombolino trilobo, silene nodulosa, stregona di Corsica, arenaria balearica, spillone di Sardegna. Tra le altre endemiche merita citare la quercia di Sardegna, il salice di Arrigoni, la viola sardo-corsa, il finocchio-acquaticoseneghe_monte_panoramica_007 di Sardegna (esclusive della Sardegna) e la silene nodulosa, l’erba di Santa Barbara di Sardegna, la digitale purpurea e la sassifraga sardo-corsa (endemiche Sardo-Corse).
La conoscenza della diversità faunistica del territorio, e in generale del Montiferru, è disomogenea e molte categorie sistematiche sono poco conosciute. Per il territorio di Seneghe vengono segnalate 3 specie di anfibi, tra cui gli endemici discoglosso sardo e raganella sarda, e 12 specie di rettili tra cui gli endemici tarantolino, algiroide nano, lucertola campestre e luscengola. Complessivamente sono state censite circa 80 specie di uccelli, pari a circa il 50% di tutte le specie nidificanti in Sardegna, tra i quali ricordiamo gli endemici astore, sparviere, poiana, barbagianni, scricciolo, pigliamosche, cinciallegra, venturone corso e ghiandaia (endemica esclusiva sarda). Sono state infine censite 17 specie di mammiferi (esclusi i chirotteri, non ancora studiati), tra i quali la lepre sarda, il quercino, la crocidura rossicciae la martora. Tra le specie più diffuse sicuramente il cinghiale e la volpe. Di particolare interesse, per chi volesse visitare Seneghe è il bosco comunale, chiamato “su monte”, che si estende per circa 900 ettari, dove si possono osservare le principali tipologie forestali presenti nel territorio, alberi secolari e numerose specie animali e vegetali di interesse naturalistico; inoltre dai punti panoramici di Funtanas e Cuguzzu si può godere di un’ampia vista che spazia dalle zone costiere sino alle più alte cime del Gennargentu.
Testo di Giuseppe Fenu